Accesso ai Fondi Pubblici per il Cinema: La Reintroduzione delle Spese Istruttorie
Un approfondimento sulla reintroduzione delle spese istruttorie e il loro impatto su selettività, accessibilità e innovazione
La recente reintroduzione delle spese istruttorie per la richiesta di contributi pubblici al cinema e all’audiovisivo rappresenta un ritorno a una prassi che risale a prima del 2016. Le nuove disposizioni, disposte dalla Legge di Bilancio 2024 e dettagliate nei decreti attuativi, dimostrano la volontà di tornare a un modello di gestione più rigoroso dei fondi pubblici destinati al settore.
Ma da dove nascono le spese istruttorie e perché vengono considerate di nuovo essenziali?
Storicamente, le spese istruttorie sono state concepite come un contributo che i richiedenti di finanziamenti pubblici devono versare per coprire i costi amministrativi e burocratici associati alla valutazione delle loro domande.
Prima dell'introduzione della Legge Cinema 220/2016, queste spese erano già un requisito ben definito.
Il Decreto 15 luglio 2015 prevedeva che per le istanze relative alla richiesta di riconoscimento dell’interesse culturale, alla richiesta di contributo alla copertura del costo industriale e alla richiesta di contributo per lo sviluppo di sceneggiature originali dovevano essere corredate dalla ricevuta attestante il versamento del contributo per spese istruttorie. Il decreto direttoriale del 16 gennaio 2016 in attuazione del D.lgs del 28/2004 e al comma 2 dell’articolo 5 del Decreto del 15 luglio, disponeva che le spese istruttorie delle istanze per i film di lungometraggio per la richiesta di contributo dovevano essere pari a 3 mila euro, ridotte a 800 per le OPS e 300 per i cortometraggi. Per curiosità trovate il vecchio decreto qui.
L’eliminazione delle spese istruttorie con la Legge Cinema 220/2016 sembrava indicare un’apertura verso un accesso facilitato ai fondi pubblici, ma la normativa recente riflette un ritorno a una prassi di selettività economica.
La Legge di Bilancio 2024, tramite il comma 54 dell’articolo 1, ha infatti reintrodotto questa prassi. Le lettere f), g) e h) aggiornano rispettivamente gli articoli 21 (credito d'imposta), 25 (contributi automatici) e 26 (contributi selettivi), confermando che i richiedenti dovranno nuovamente sostenere un contributo per spese istruttorie, da versare al bilancio dello Stato.
Con il Decreto Interministeriale 225 del 10 luglio 2024, le spese istruttorie sono state fissate tra 200 e 10.000 euro, una scala proporzionale che tiene conto della complessità dell’attività istruttoria e del beneficio richiesto, obbligatoria per la richiesta del credito d'imposta alla produzione.
Successivamente, i Decreti dell’8 agosto 2024 per i contributi selettivi hanno reso obbligatorio il pagamento delle spese istruttorie come prerequisito per la presentazione delle domande. Senza la ricevuta del versamento, infatti, le domande non possono essere ammesse alla valutazione, rendendo il pagamento un requisito essenziale per accedere ai fondi pubblici per progetti cinematografici o audiovisivi.
Con la nota del 17 settembre, la Direzione Generale Cinema ha ribadito l’obbligatorietà delle spese istruttorie per ogni richiesta di contributo, commisurando l’importo alla tipologia dell’opera e alla specifica linea d'intervento. Infine, il decreto direttoriale 3362 del 14 ottobre 2024, consolidato con il decreto del 5 novembre 2024 n. 3572, ha stabilito con chiarezza tutte le condizioni per il versamento delle spese istruttorie:
Il contributo per le spese istruttorie è dovuto al momento della presentazione della domanda per i benefici;
Il mancato versamento integrale del contributo comporta l’inammissibilità della domanda e non si procederà alla relativa istruttoria;
La mancata definizione positiva della domanda per i benefici, per motivi diversi dal mancato versamento del contributo per le spese istruttorie, non comporta la restituzione del contributo versato;
Il contributo è individuato sulla base di criteri di proporzionalità dell’attività istruttoria svolta e del beneficio richiesto ed è quantificato da un minimo di 200,00 euro a un massimo - di 10.000,00 euro;
Per le domande di contributo riferite a coproduzioni internazionali, l’ammontare del contributo per le spese istruttorie è determinato sulla base dei costi relativi alla quota di partecipazione delle imprese italiane;
Nel caso in cui il costo dell’opera indicato nella richiesta definitiva aumenti al punto da far rientrare l’opera in uno scaglione più alto rispetto a quello dichiarato al momento della richiesta preventiva, sarà necessario integrare la differenza di importo, versando la maggiorazione al momento della presentazione della richiesta definitiva;
In caso di versamento effettuato con modalità diverse da quelle indicate, la richiesta per i benefici sarà dichiarata inammissibile e non si procederà alla relativa istruttoria;
Il contributo per le spese istruttorie è dovuto da tutti i soggetti che agiscono in proprio o in qualità di soggetto capofila al momento della presentazione della domanda per i benefici; Per le eventuali domande presentate da soggetti associati in produzione, che non implicano un diretto riconoscimento del beneficio in loro favore, non è dovuto il contributo per le spese istruttorie.
Le tabelle che dettagliano il prezzario delle spese seguono il plafond di spesa suddividendo il costo complessivo superiore e inferiore a 3,5 milioni di euro, previsti in 10 mila euro per le prime e 5 mila euro per le seconde calmierando i prezzi per le opere prime seconde e di giovani autori, oper di animazione, documentari e cortometraggi.
Il dettaglio della tabella 1 (credito di imposta) e la tabella 2 (selettivi) sono riportare qui.
Resta inteso che ci si aspetta una nuova integrazione che ci indicherà il tarifarrio per la richiesta di contributi automatici e il relativo reinvestimento.
A differenza delle spese sostenute per la certificazione dei costi asseverate dai revisori abilitati, queste somme non sono ammissibili per il credito d'imposta né per i contributi selettivi, rappresentando un costo aggiuntivo che il richiedente deve affrontare in via preliminare.
Per completare il pagamento delle spese istruttorie, è necessario utilizzare il sistema PagoPA, secondo quanto stabilito dal Decreto Direttoriale del 14 ottobre 2024 n. 3362. L’intero processo avviene online e richiede precisione nella compilazione dei campi. Accedendo al portale PagoPA dedicato, i richiedenti devono selezionare "Direzione Generale Cinema e Audiovisivo" come istituto, indicare la data dell’operazione, scegliere il servizio “Contributo spese istruttorie L.220/2016” e inserire l’importo dovuto in base alle tabelle del decreto. È importante includere nella causale il codice fiscale del richiedente e il codice della domanda, pena l’inammissibilità della richiesta. Dopo il pagamento, è necessario scaricare la ricevuta in PDF e allegarla alla domanda nella piattaforma DGCOL, sezione “documenti allegati”, a comprova dell’avvenuto versamento.
Trovate qui le modalità di versamento.
La reintroduzione delle spese istruttorie segna un cambiamento significativo nel panorama dei finanziamenti pubblici per il cinema e l’audiovisivo in Italia. Da un lato, questo obbligo mira a rafforzare la sostenibilità e la selettività dei fondi destinati alla cultura, assicurando che le risorse pubbliche vengano allocate con maggiore attenzione e mirate a progetti di valore.
La copertura dei costi istruttori da parte dei richiedenti può essere interpretata come un segnale di impegno e di solidità economica dei progetti, un fattore che potrebbe favorire opere capaci di avere un impatto culturale e sociale tangibile. Tuttavia, l’introduzione delle spese istruttorie come requisito potrebbe anche comportare alcune criticità, soprattutto per i progetti emergenti e per quei produttori indipendenti che non dispongono di risorse iniziali sufficienti.
In un settore già segnato da disparità economiche, questa misura rischia di limitare l’accesso ai finanziamenti pubblici a vantaggio delle produzioni con maggiori mezzi finanziari. Di fatto, si crea una barriera di accesso che potrebbe marginalizzare le voci più nuove o sperimentali, favorendo invece i progetti di impronta più tradizionale o con una struttura finanziaria più consolidata.
A livello di impatto, queste disposizioni si allineano con un trend europeo che vede i fondi pubblici come risorse da proteggere e indirizzare con rigore verso progetti che dimostrino un impegno economico e culturale sostenibile.
Tuttavia, c’è il rischio che l’eccessiva regolamentazione possa scoraggiare l’innovazione e la diversità nel panorama cinematografico nazionale, riducendo lo spazio per le opere che tentano approcci narrativi e stilistici non convenzionali. La sfida, quindi, sarà trovare un equilibrio tra la necessità di un controllo finanziario e amministrativo più stringente e il supporto alla creatività, all’accessibilità e alla sperimentazione.
I produttori saranno chiamati a confrontarsi con queste nuove dinamiche, e potrebbe rivelarsi essenziale monitorare gli effetti di queste normative per garantire che non si trasformino in un ostacolo per l’innovazione e la crescita del cinema italiano.